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Il saluto di don Giorgio
Nel momento in cui mi si chiede di scrivere due righe di saluto alla comunità prima del mio trasferimento a Campogalliano, mi accorgo di faticare a trovare le parole adatte, possibilmente non di circostanza. Stranamente, penso, perché qui ho trascorso 19 anni, e cose da dire e ricordi ce ne sarebbero molti. Tante cose, tante situazioni, tante persone hanno riempito la mia vita di prete e l’hanno resa bella. Di certo, devo tanto a questa comunità che mi ha fatto crescere e se c’è un rimpianto, è per tutte le volte che avrei dovuto fare meglio.
Le vicende del terremoto poi, se da un lato hanno indubbiamente appesantito e complicato il mio ministero, dall’altra parte hanno rappresentato un’occasione di riflessione profonda su tante cose. Esattamente come il cambiamento di Parrocchia che mi attende: dovrò accoglierlo come un’opportunità per rivisitare e dare nuova linfa alle motivazioni che mi sostengono. Lo scorrere degli anni rende più difficile, in genere, coltivare slanci e nuove prospettive: io, di certo, non sfuggo a questa limitazione. Pertanto, mi accingo a questo trasferimento confidando nella comprensione e nella pazienza dei nuovi parrocchiani, mentre reputo, per la comunità di San Felice, un dono il nuovo parroco don Filippo, le cui qualità ho avuto modo di conoscere in anni passati.
Anche per le “nostre” comunità di San Felice, San Biagio e Rivara, quindi, una ventata di aria nuova.